Nel 2011 prestiti bancari in rallentamento sia per quanto riguarda i finanziamenti alle famiglie che per quelli alle aziende, ma previsioni di attenuazione dell’irrigidimento delle condizioni di offerta nei primi 6 mesi del 2012. E’ questo, in estrema sintesi, quanto emerge da un’indagine condotta dalla Banca d’Italia, relativa alle economie regionali, attraverso la quale la banca centrale italiana presenta studi e documentazione sugli aspetti dell’economia legati al territorio, per fornire una precisa fotografia dello stato del Paese.
I risultati dell’indagine regionale, pubblicati a Giugno 2012 e condotti su un campione di circa 400 intermediari italiani, permettono di evidenziare come il rallentamento dei prestiti bancari ha riguardato soprattutto gli ultimi 3 mesi del 2011, in coincidenza con il culmine della crisi del debito sovrano in Europa, ed è stata più accentuata al Nord. A causa dell’irrigidimento dei criteri di offerta delle banche, la famosa “stretta sul credito” o “credit crunch”, il rallentamento ha riguardato soprattutto i prestiti alle famiglie dell’Italia centromeridionale e i finanziamenti alle imprese del Nord-Est, alle prese con una debole attività produttiva.
Pur essendo rimasta debole la dinamica del credito nei primi 3 mesi del 2012, grazie alla liquidità introdotta dalla Banca Centrale Europea (BCE), della quale hanno beneficiato anche gli istituti di credito italiani, Bankitalia prevede un’attenuazione delle condizioni di offerta di prestiti a famiglie e imprese nel primo semestre 2012.
Secondo quanto diffuso da Bankitalia la contrazione è stata determinata in modo significativo dalle difficoltà nella raccolta incontrate dai primi 5 gruppi bancari italiani, dato che il calo in tal senso è stato del -1,4% nelle regioni del Nord-Ovest, del -1,6% nel Nord-Est, mentre nel centro Italia la flessione è stata più contenuta (-0,6%) e praticamente stabile al Sud. Il rallentamento della raccolta da parte di altri gruppi bancari è stato generalizzato, ma più accentuato al Centro e nel Nord-Est.
Da segnalare come nel 2011 si sia verificato un aumento dei finanziamenti erogati da parte di filiali italiane di banche estere, a causa della minor esposizione delle stesse agli effetti della crisi del debito sovrano. L’aumento è stato più evidente al Centro (+12,2%) e al Sud (+8,6%).
Nei primi 3 mesi del 2012 la dinamica del prestiti è rimasta sostanzialmente debole, con un tasso di crescita che a Marzo è risultato leggermente negativo al Nord e al Sud. Tuttavia, a seguito degli effetti positivi delle due operazioni di rifinanziamento a tre anni operate dalla BCE tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012, la Banca d’Italia prevede possibili effetti positivi sulla futura dinamica del credito.
Considerando le evidenze dell’indagine sulle economie regionali riferite ai prestiti alle famiglie, durante il 2011 le condizioni di offerta di mutui e credito al consumo hanno fatto segnare un inasprimento, determinato soprattutto dal restringimento dei criteri di offerta dei mutui, che ha portato a un aumento dei tassi di interesse, che proseguirebbe, sia pur con minore intensità, anche nei primi mesi del 2012, quando invece si attenuerebbe la stretta in riferimento al credito al consumo.
Questo perlomeno stando alle indicazioni fornite dai quasi 400 intermediari che hanno preso parte all’indagine di Bankitalia.
Il rallentamento dei prestiti bancari alle famiglie ha riguardato tutte le regioni d’Italia, ma è stato particolarmente rilevante al Sud e al Centro, in parallelo con quanto accaduto per i finanziamenti rivolti all’acquisto di abitazioni, caratterizzati da un aumento dei tassi applicati. Infatti a Dicembre 2011 il tasso applicato ai mutui a tasso fisso nel Sud si è attestato al 5%, contro il 4,7% del resto d’Italia, mentre per i mutui a tasso variabile la percentuale registrata nel Mezzogiorno è stata del 3,9% contro il 3,6% rilevata nel Nord-Est. In generale si è registrata una diminuzione dei mutui a tasso variabile, mentre nel biennio precedente si registrò un aumento di questo tipo di contratti di credito che, comunque, restano i preferiti dagli italiani quando si tratta di acquistare un’abitazione, essendo l’85,9% del totale nel Nord-Est, l’81,5% nel Nord-Ovest, il 76,5% nel Centro e il 69,8% al Sud.
Il livello di indebitamento delle famiglie italiane resta sempre piuttosto contenuto se rapportato ai dati internazionali. Va sottolineato come l’incidenza sul reddito disponibile di mutui e prestiti rivolti al credito al consumo risulti piuttosto omogenea in tutte le zone d’Italia, mentre si evince una certa differenziazione relativa al tipo di prestito, dal momento che al Sud l’incidenza del credito al consumo è maggiore rispetto al Centro e al Nord del Paese.
Esaminando quanto emerge nell’indagine sulle economie regionali in riferimento ai finanziamenti alle imprese, si scopre che le cause dell’irrigidimento dei criteri di offerta delle banche sono attribuibili non solo alle difficoltà di raccolta, ma anche al deterioramento delle posizioni di liquidità e al peggioramento delle prospettive economiche, ai quali occorre aggiungere anche una certa debolezza della domanda di prestiti.
Nello specifico le imprese più a rischio hanno patito in modo particolare la flessione dei prestiti.
L’irrigidimento registrato nella seconda metà del 2011 ha portato al peggioramento degli spread applicati e alla riduzione degli importi totali erogati. Inoltre sono cresciute le garanzie richieste dalle banche per l’erogazione, soprattutto nell’Italia centrale e meridionale.
Viene anche rilevato come le banche di dimensioni più piccole abbiano irrigidito i criteri di erogazione di prestiti alle imprese soprattutto al Nord-Ovest e al Sud, mentre nel Nord-Est e al Centro l’irrigidimento è stato dello stesso tenore sia per gli intermediari medio-grandi che per quelli piccoli.
Nel primo semestre 2012, secondo quanto si attendono le banche, si dovrebbe registrare invece un’attenuazione della stretta sul credito, particolarmente evidente al Nord-Est.
Guardando alla qualità del credito, l’indagine della Banca d’Italia permette di notare come, nelle seconda parte del 2011, si sia ridotta la domanda di finanziamenti finalizzati agli investimenti, mentre la richiesta di prestiti per ristrutturare il debito e di quelli legati alle operazioni di copertura del circolante è rimasta positiva.
Considerando poi le condizioni del credito, anche nel 2011 si è avuto un generale aumento del costo dei prestiti, già rilevato nella seconda metà dell’anno precedente. La crescita dei costi si è accentuata negli ultimi 3 mesi dell’anno passato ed è stata causata sia dal maggior costo della raccolta che dalle aumentate tensioni a livello europeo a causa della crisi del debito sovrano.
Nel corso del 2011 il differenziale dei tassi tra il Sud Italia e il resto del Paese è cresciuto in generale, con un aumento di 6 decimi di punto registrato tra Settembre e Dicembre per i prestiti a breve termine, che sono arrivati a toccare un tasso del 7,5%, contro la media del 5,9% del resto d’Italia.
Nel 2011 il differenziale tra i tassi dei prestiti erogati nelle regioni meridionali e quelli del Centro-Nord è dunque salito a 1,6 punti, contro l’1,4 del 2010.
Infine, guardando alla qualità del credito, l’indagine permette di rilevare un deterioramento generalizzato della stessa nel corso del 2011, sia pur con diversa intensità a seconda dei vari territori.
Fonte dati: www.bancaditalia.it
Data articolo: 03/07/2012