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Prestiti: 300mila Famiglie Italiane Schiacciate dai Debiti

Sono trecentomila le famiglie italiane non in grado di pagare i propri debiti o, in termini percentuali, l’1,2% del totale e il 5,5% delle famiglie indebitate. La situazione è anche peggiore per lo 0,6% (circa 159.000) dei nuclei familiari indebitati, che risulta essere alle prese con un problema di sovraindebitamento tale che le passività sono superiori alle attività.


Questo è, in estrema sintesi, quanto emerso da uno studio dal titolo “L’indebitamento delle famiglie italiane dopo la crisi del 2008” condotto per conto di Bankitalia da Silvia Magri e Raffaella Pico, pubblicato nella sezione “Questioni di economia e finanza” del portale della banca centrale italiana tra gli “Occasional Papers” (numero 134).

L’obiettivo dello studio, condotto basandosi su dati raccolti dalla Banca d’Italia riassunti nell’“Indagine sui bilanci delle famiglie” del 2010, è stato la verifica di come la diminuzione della crescita dei finanziamenti abbia comportato un minor ricorso al credito da parte delle famiglie, e quali siano stati gli effetti della crisi economica e finanziaria iniziata nel 2008 sulla sostenibilità del debito dei nuclei familiari stessi. Particolare attenzione è stata posta anche sulle famiglie alle prese con i problemi dovuti all’alta incidenza sul reddito della rata mensile del prestito da rimborsare, ritenute più esposte alle variazioni dei tassi di interesse e del reddito stesso.

Si parte dalla considerazione che, nel periodo compreso tra il 2008 e il 2010, è diminuito il numero di famiglie italiane alle prese con i debiti, fenomeno da attribuire a una doppia causa. Da una parte la riduzione della domanda. Dall’altra condizioni più restrittive dell’offerta: la cosiddetta “stretta sul credito”, problematica che si è protratta anche negli anni successivi a quelli oggetto di studio.
La ricerca ha permesso di evidenziare come il ricorso al credito al consumo sia rimasto sostanzialmente stabile, addirittura aumentando per le famiglie con reddito modesto e risultando comunque elevato per quelle che hanno subito una forte riduzione del reddito, come quelle che hanno un capofamiglia anziano o quelle che fanno fatica ad arrivare a fine mese il reddito disponibile.
Sono invece diminuite significativamente le famiglie che hanno fatto ricorso a un mutuo, con particolare riferimento ai nuclei familiari a basso reddito e quelli con un capofamiglia lavoratore autonomo.
Guardando ai soli mutui, l’incidenza della rata sul reddito è persino diminuita, mentre esaminando in generale il livello di incidenza della rata sul reddito, è stato rilevato come, nel periodo considerato, sia rimasta invariata. Questo a causa del calo rilevante dei tassi di interesse a fronte di redditi sempre più ridotti.

Secondo lo studio di Silvia Magri e Raffaella Pico, il rallentamento del ricorso al credito da parte delle famiglie è iniziato nel corso del 2007, a seguito di tassi di interesse in crescita e una politica monetaria più restrittiva, per poi manifestarsi in forma più accentuata nei primi mesi del 2008, quando è aumentato il livello di “selettività” delle banche eroganti, dovuto a un peggioramento delle condizioni di raccolta dei fondi, e peggiorare successivamente, quando la crisi finanziaria ed economica stava emergendo in tutta la sua gravità. La situazione è peggiorata nel 2009, si è mantenuta stabile nel 2010, per poi tornare a peggiorare a partire dalla seconda metà del 2011, a seguito degli effetti della crisi del debito sovrano.

Alcune statistiche possono essere molto utili a capire la situazione debitoria delle famiglie italiane. Infatti, dai dati utilizzati per condurre questo studio per Bankitalia, è emerso che la percentuale di famiglie alle prese con i debiti tra il 2008 e il 2010 è diminuita del 2,5%, con i prestiti per l’acquisto di abitazioni molto penalizzati, mentre i finanziamenti per il credito al consumo sono rimasti stabili. Infatti si è ridotta dal 12,6% all’11% la quota di famiglie con un mutuo, percentuale che rappresenta la più bassa tra quelle dei principali Paesi dell’Eurozona e di quelli anglosassoni. Circa il 17% delle famiglie ha fatto ricorso al credito al consumo, percentuale che, tenendo conto anche degli scoperti di conto corrente e delle carte di credito, è rimasta sostanzialmente invariata nel lasso temporale considerato ed è simile a quella degli altri principali Paesi dell’UE.
Guardando all’importo medio del debito per nucleo familiare, la ricerca ha evidenziato una sostanziale crescita, seppur ridotta rispetto all’inizio del decennio precedente.

Interessante anche far notare quanto emerge dallo studio “L’indebitamento delle famiglie italiane dopo la crisi del 2008” in merito al problema del sovraindebitamento, ovvero la condizione per cui una famiglia non è in grado di rimborsare un debito contratto, sia esso un prestito o un mutuo, da oltre 90 giorni. Infatti nel 2010 tale condizione riguardava il 5,5% delle famiglie indebitate, ovvero circa 300.000 nuclei familiari. Sono risultate essere circa 159.000 (0,6% del totale o 3% delle indebitate) le famiglie che non solo hanno presentato un ritardo di oltre 90 giorni nel rimborso di un prestito ma sono anche alle prese con uno squilibrio perdurante tra le obbligazioni assunte per la restituzione di un finanziamento e il patrimonio liquidabile. Questa situazione ha riguardato soprattutto famiglie con reddito medio-basso.
Tra i nuclei familiari sovraindebitati, l’86,2% ha difficoltà o molta difficoltà ad andare avanti con il reddito disponibile, mentre il 70,5% si trova oberato dai debiti a causa o della richiesta di credito al consumo oppure di quella di credito al consumo congiunta a quella di un mutuo.

L’ultima parte dell’occasional paper della Banca d’Italia presenta un’analisi delle tendenze relative al biennio 2011-2012, in riferimento all’andamento del credito alle famiglie e alla vulnerabilità di quelle alle prese con i debiti.
Per compilarla le ricercatrici hanno preso in considerazione i dati ricavati dalle segnalazioni di vigilanza sul credito e sui tassi di interesse trasmesse dagli intermediari finanziari alla Banca d’Italia e quelli della “Bank Lending Survey”, indagine che, su base trimestrale, rileva le condizioni di domanda/offerta di prestiti da parte degli otto principali gruppi bancari.
Per quanto riguarda i mutui, nel 2011 emerge un calo delle erogazioni rispetto alla fase pre-crisi economica e finanziaria, con un’accentuazione della diminuzione nei primi 6 mesi del 2012. In netto calo anche la domanda di mutui.
Guardando al credito al consumo, la tendenza di domanda e offerta nel 2011 è stata sostanzialmente identica a quella tra il 2008 e il 2010. Nello stesso anno non risultano essersi irrigidite le condizioni dell’offerta. Nella prima parte del 2012, invece, si è registrato un calo sia della domanda che delle erogazioni, pur essendo migliorate le condizioni dell’offerta.
L’analisi dei tassi di interesse, nel 2011 ha mostrato un aumento degli stessi per i nuovi prestiti, soprattutto a partire dalla seconda metà dell’anno, mentre i tassi applicati sui finanziamenti in essere, con particolare riferimento a quelli per l’acquisto di abitazioni, sono aumentati in maniera minore. Nei primi mesi del 2012 si è registrata una leggera riduzione dei tassi.
In conclusione, le stime fatte dalle ricercatrici Silvia Magri e Raffaella Pico portano a ritenere che le condizioni di vulnerabilità delle famiglie italiane indebitate resteranno praticamente invariate anche nel 2012.

La versione integrale dello studio “L’indebitamento delle famiglie italiane dopo la crisi del 2008”, pubblicato nella sezione “Questioni di Economia e Finanza” del sito della Banca d’Italia, è disponibile qui.

 

Fonte dati: www.bancaditalia.it

Data articolo: 18/10/2012


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Alessandro
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