In Italia sempre più famiglie e imprese sono in difficoltà per la crisi economica in corso, concausa di una diminuzione dei prestiti bancari erogati sia alle prime che alle seconde. Una soluzione potrebbe essere rappresentata dal ricorso al microcredito.
E’ questo quanto emerge da una ricerca condotta dal Censis dal titolo “Crisi di sistema e microcredito in Italia”, le cui evidenze sono state presentate la scorsa settimana presso la sala stampa della Camera dei Deputati, con interventi da parte del Presidente dell’Ente Nazionale per il Microcredito, Mario Baccini, e del Presidente del Censis, Giuseppe De Rita.
Si tratta di uno studio importante, dato il prestigio del Censis, il Centro Studi Investimenti Sociali, che dal 1964 opera quale istituto di ricerca socio-economica realizzando studi nel campo sociale, economico e relativi all’evoluzione territoriale, intervenendo anche con programmi e iniziative culturali in settori importanti della società italiana riguardanti la formazione, il lavoro, la sanità, i soggetti economici, la comunicazione e altro ancora. Basti pensare che il “Rapporto sulla situazione sociale del Paese”, pubblicato con cadenza annuale da oltre quarant’anni, è considerato il più completo e qualitativo strumento di interpretazione della situazione reale dell’Italia.
Lo studio “Crisi di sistema e microcredito in Italia” ha permesso di evidenziare come, nonostante gli importanti interventi strutturali attuati dal Governo negli ultimi mesi, la crisi italiana non accenni a risolversi, con segni di logoramento evidenti sotto molti punti di vista. In ogni caso – si rileva – permangono solidi fondamentali, un elevato grado di risparmio delle famiglie e un tessuto d’impresa ancora competitivo.
In particolare, tra Dicembre 2011 e Febbraio 2012, si è registrata una riduzione dei prestiti bancari alle imprese che ha superato i 16 miliardi di Euro. Contemporaneamente, nei primi mesi del 2012, si è avuto un calo di investimenti produttivi, diminuiti di oltre il 6% rispetto al 2011. Non costituendosi nuove imprese inevitabilmente aumenta la disoccupazione, soprattutto giovanile.
Preoccupante anche la crescita delle famiglie in difficoltà economica e non in grado di fornire garanzie sufficienti per ottenere un prestito dalle banche. Si stima infatti che questa condizione riguardi il 18% dei nuclei familiari italiani.
Per questo motivo il Censis evidenzia come le stesse famiglie potrebbero far ricorso al microcredito, visto come un importante sistema in grado di sostenere l’impresa e l’autoimpiego. Inoltre è considerata fondamentale la presenza di un centro per il coordinamento e il monitoraggio delle attività di microfinanza attuate in Italia. Questo ruolo è attualmente svolto dall’Ente Nazionale per il Microcredito presieduto da Mario Baccini, ma rischia di scomparire a seguito della soppressione determinata da quanto stabilito dal secondo decreto “Spending Review”, le cui disposizioni diventeranno operative entro 30 giorni dall’entrata in vigore del provvedimento.
Proprio Baccini ritiene assurda tale eliminazione visto che: “…l’Ente per il microcredito, continuazione di un progetto avviato dalle Nazioni Unite, è innanzitutto definito dalla legge quale centro nazionale di promozione e coordinamento dei programmi microfinanziari dell’Ue, nonché il beneficiario di fondi europei in virtù della propria unicità e infungibilità quale centro di competenza nazionale”, tenendo a precisare che: “L’Ente ha sottoscritto una serie di accordi interistituzionali su fondi europei per un totale di euro 7.824.249. Tali risorse sarebbero rimaste inutilizzate causando un danno al sistema economico e sociale del Paese e minori entrate per lo Stato”.
Lo stesso Presidente ha sottolineato come: “La soppressione dell’Ente determinerebbe il disimpegno di queste risorse e la perdita di risorse professionali altamente qualificate che sviluppano i progetti comunitari per conto dell’Ente”. Tra l’altro questi circa 8 milioni di Euro relativi ai fondi attratti su base annuale, secondo quanto rende noto lo stesso Ente Nazionale per il Microcredito, generano entrate fiscali di almeno 3,2 milioni di Euro annui, a fronte di un costo di funzionamento di circa 1 milione di Euro l’anno.
A difesa dell’importanza del microcredito è intervenuto anche il Presidente del Censis, Giuseppe De Rita, partendo dalla considerazione che in Italia, pur non trovandosi in emergenza sociale, è arrivato il momento di: “…mettere a valore e non eliminare tutti gli strumenti che possono aiutare le famiglie e le imprese a ripartire generando nuovo lavoro, anche attraverso il microcredito, che responsabilizza chi lo usa e consente di non essere soggetti passivi del welfare, ma contribuenti attivi grazie all’autoimpiego”.
Dunque dove i prestiti bancari non arrivano, sia per le famiglie che per le imprese, esiste l’importante opportunità rappresentata dal microcredito, che rischia però di subire un duro colpo qualora quanto prospettato nel decreto “Spending Review” dovesse diventare operativo. Grazie al coordinamento delle risorse a disposizione del microcredito, derivanti anche da fondi UE, è possibile favorire l’avvio di un’attività imprenditoriale da parte di molti cittadini in stato di disoccupazione e non in grado ottenere credito dalle banche, perché considerati privi delle garanzie necessarie per accedere a prestiti e finanziamenti.
Fonte dati: www.censis.it
Data articolo: 17/07/2012