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Prestiti e Consumi in Calo: Conferme da Findomestic e Assofin

Calo di prestiti e consumi in Italia
Prestiti in rallentamento e consumi in calo: arrivano altre conferme, questa volta da Assofin e da Findomestic. La crisi, quindi, continua a far sentire i propri effetti negativi sulle tasche degli italiani e le prospettive per l’immediato futuro non sono certo rosee, come confermato da più fonti e ribadito di recente dal Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, durante l’assemblea annuale della banca centrale italiana.

Il numero uno di Bankitalia ha confermato che quella attuale è una crisi di gravità eccezionale, confermando che nel 2012 ci sarà una contrazione del PIL nell’ordine dell’1,5% e invitando il sistema politico a muoversi per fornire prospettive di speranza per il futuro dei giovani. Riguardo al settore dei prestiti, Visco ha tenuto a difendere le banche italiane, spesso accusate di operare una stretta sul credito significativa  a danno di famiglie e imprese, sottolineando come negli ultimi 12 mesi, dunque in piena crisi, ci sia stata una crescita dell’1,3% dei finanziamenti bancari al settore privato. Visco ha però precisato che in Italia è in atto un deterioramento della qualità del credito, riferendosi in modo particolare alla dipendenza del sistema economico italiano dai debiti a breve termine, considerato che la prevalenza dei prestiti richiesti dalle aziende con durata inferiore o uguale a 12 mesi sta a significare come gli importi richiesti vengano utilizzati più per pagare le spese correnti e di gestione che gli investimenti. Basti pensare che la media dell’Eurozona per i finanziamenti fino a 12 mesi è del 24% del totale, mentre in Italia si arriva al 38%.

Il Governatore Visco ha fatto riferimento ai soli prestiti bancari, mentre dati più preoccupanti arrivano da Assofin, associazione che riunisce e rappresenta i principali operatori finanziari che operano nei settori del credito al consumo appunto e del finanziamento immobiliare.
Secondo le elaborazioni statistiche fornite dall’Associazione Italiana del Credito al Consumo e Immobiliare il credito al consumo, nei primi quattro mesi del 2012, ha fatto registrare un calo dell’11% rispetto allo stesso periodo del 2011 e, qualora dovesse essere confermato tale andamento anche nella restante parte dell’anno in corso, si tornerebbe sui livelli del 2005. In questo quadro negativo, il dato più interessante, e anche quello più preoccupante, è riferito al calo del 13% dei prestiti personali, ovvero della tipologia di finanziamento che è sempre stata trainante del settore, anche in tempi difficili. Infatti il prestito personale non è connesso sempre all’acquisto di beni durevoli o servizi, come avviene invece per altre forme di finanziamento quali i prestiti finalizzati, dato che si tratta di una forma di credito ottenibile per finalità molto ampie, che possono includere anche il semplice bisogno di liquidità.
A consigliare gli italiani di tenersi alla larga da situazioni che potrebbero aggravare la loro posizione debitoria sono vari fattori: dall’aumento delle imposte (IMU e IVA), al caro benzina, dalla riduzione dei redditi alle difficoltà nel trovare un lavoro. Il tutto si traduce in una sfiducia generalizzata, come confermato dalle statistiche dell’Osservatorio Mensile Findomestic di Giugno 2012, relativo ai consumi degli italiani.

La nuova indagine realizzata sui mercati dei beni di consumo e sui comportamenti dei consumatori italiani,  basata su dati raccolti a Maggio 2012, ha permesso di evidenziare come 77 cittadini su 100 siano insoddisfatti delle condizioni economiche dell’Italia, ovvero una visione preoccupante, solo parzialmente mitigata da una timida ripresa della fiducia in termini assoluti, passata dal minimo storico del 3,1 registrato nello scorso mese di Aprile al 3,2 di Maggio, su una scala che va da 1 a 10 e nella quale il valore 7 rappresenta la soglia positiva. E le prospettive per Giugno non sono certo di un miglioramento, visto che si dovrà pagare l’acconto dell’IMU e che non si intravvedono spiragli di miglioramenti nell’immediato futuro.
Interessante anche notare come l’84% del campione intervistato abbia affermato che ci sia stata un contenimento dei consumi nella propria cerchia di conoscenti, con cause attribuibili principalmente all’aumento dei prezzi dei beni di largo consumo e a quello dei carburanti.
La conseguenza è una maggior propensione al risparmio, visto che 16 intervistati su 100 si sono detti intenzionati all’aumento della quota degli accantonamenti, mentre in Aprile erano 14 a dichiararsi propensi a tale comportamento.
I dati dell’Osservatorio Findomestic di Giugno 2012 hanno permesso di evidenziare anche alcune differenziazioni a livello geografico, nel senso che il grado di soddisfazione minore si registra nei consumatori  del Nord-Ovest, seguiti da quelli del Nord-Est, del Centro e del Sud e isole.
In generale si rileva una percezione della riduzione del potere d’acquisto del nucleo familiare, più accentuata al Nord-Est e tra gli appartenenti a una classe socio-economica medio-bassa o bassa e tra i genitori con un solo figlio. La causa principale del calo del potere d’acquisto viene attribuita all’aumento dei prezzi dei beni di largo consumo e dei carburanti, seguito dalla riduzione dei redditi e dal rischio della perdita del posto di lavoro. Questi tre fattori sono quelli che preoccupano maggiormente e sovrastano i timori per il fallimento economico dell’Italia o per nuovi aumenti delle tasse.

In questo quadro a tinte fosche risultante da dati statistici precisi, risulta difficile pensare a una ripresa in tempi brevi del credito al consumo (settore che nel 2010 rappresentava il 10,3% del Pil, ndr) e quindi a ulteriori sofferenze per prestiti personali, finanziamenti finalizzati e mutui.

Data articolo: 05/06/2012


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