Sempre meno soldi in prestito a famiglie e imprese da parte delle banche italiane, che privilegiano la pubblica amministrazione e le istituzioni finanziarie. Questo perlomeno stando alle analisi elaborate dalla CGIA di Mestre e da Unimpresa in due studi separati ma giunti a conclusioni analoghe.
La stretta sul credito, ovvero – in parole semplici – il fenomeno per cui banche e istituzioni finanziarie in genere “stringono i cordoni” dell’offerta di credito, è strettamente legata alla crisi economica e finanziaria in atto ormai da qualche anno, non solo in Italia ma in gran parte dell’Eurozona. Tuttavia sempre più statistiche sembrano confermare che il credit crunch, per dirla all’inglese, riguardi in modo particolare famiglie consumatrici e imprese, soprattutto le PMI, ovvero quelle di dimensioni piccole e medie.
L’analisi condotta di recente dalla CGIA di Mestre, un’organizzazione sindacale che si occupa dell’erogazione di servizi alle imprese promuovendo battaglie sindacali a sostegno del lavoro autonomo e degli imprenditori, ha preso in considerazione l’andamento dei prestiti bancari in un arco di tempo piuttosto ampio: da Settembre 2011 allo stesso mese del 2012.
I dati rilevati mettono in evidenza come ci sia stato un crollo dei prestiti erogati dalla banche alle imprese, calati del -4,1%, e una lieve diminuzione sia dei finanziamenti alle famiglie consumatrici, con un calo del -0,4%, che alle istituzioni finanziarie e monetarie, nei confronti delle quali la diminuzione si è attestata al -0,1%.
In decisa controtendenza l’andamento dei prestiti bancari alle PA, che ha fatto segnare un +4,7%, ma soprattutto ad altre istituzioni finanziarie, come società di finanziamento, società fiduciarie di gestione, SIM, SICAV e altre, con un incremento del +20,5%. In crescita (+1,7%) anche i finanziamenti destinati alle istituzioni senza scopo di lucro.
In termini monetari, i prestiti erogati alle imprese sono calati di 41,8 miliardi di euro, quelli alle famiglie di 1,9 miliardi di euro, mentre l’aumento per le Pubbliche Amministrazioni è stato pari a 12,2 miliardi di euro e addirittura a 40,2 miliardi di euro per le società finanziarie.
Guardando al totale dei prestiti bancari erogati, nel periodo considerato per l’elaborazione dell’Ufficio Studi della CGIA di Mestre basata su dati della Banca d’Italia, si è registrato un aumento del +0,3%, per un importo complessivo erogato di 2.395 miliardi di euro.
Commentando i risultati di questa analisi, Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA di Mestre, ha spiegato che: “L’aumento dei prestiti alle Amministrazioni Pubbliche non va sempre interpretato negativamente”, esprimendo tuttavia: “…molte perplessità […] dalla lettura dei dati riferiti alle istituzioni finanziarie”. Lo stesso Bortolussi, analizzando il recente andamento dei prestiti bancari, ha individuato un pericolo preciso per il futuro affermando: “Ho l’impressione che gli istituti di credito abbiano privilegiato le finanziarie perché hanno trasferito su queste ultime i rischi legati al forte aumento delle sofferenze bancarie registrato in questo ultimo periodo. Con il pericolo che questa operazione contribuisca ad aumentare la finanziarizzazione dell’economia”.
Il periodo considerato, compreso tra Gennaio e Settembre 2012, è meno ampio rispetto a quello dell’analisi della CGIA di Mestre, ma le conclusioni sono sostanzialmente le stesse: nell’erogare prestiti le banche hanno privilegiato nettamente la Pubblica Amministrazione, a scapito di imprese e famiglie italiane.
L’incremento degli impieghi bancari diretti verso apparati statali ed enti locali è stato di 17,3 miliardi di euro, passando dai 1.973 miliardi di Gennaio ai 1.991 miliardi di Settembre. Sono risultati in aumento i prestiti a 1 anno, mentre in calo i finanziamenti fino e oltre i 5 anni.
Il complesso dei finanziamenti alle imprese è passato invece dagli 899 miliardi del primo mese del 2012 agli 870 miliardi di Settembre, con un calo complessivo di 29,1 miliardi. La riduzione ha riguardato tutti i tipi di finanziamento per durata, ovvero fino a 1 anno, fino a 5 anni e oltre i 5 anni. In particolare la stretta sul credito ha riguardato i prestiti a brevissimo termine, necessari al sostegno dell’attività ordinaria e di cassa.
Situazione preoccupante anche sul fronte dei prestiti bancari alle famiglie, che comprendono il credito al consumo, i mutui e altri tipi di finanziamenti. A parte alcune piccole eccezioni, i dati rilevati risultano in calo, visto che nel 2012 si è passati dai 617 miliardi di euro di Gennaio ai 609 miliardi di Settembre. In particolare Unimpresa sottolinea come il credito al consumo oltre 5 anni, solitamente richiesto per finanziare gli acquisti più consistenti da parte delle famiglie, escludendo quelli di abitazioni, si sia ridotto del -4,87%. Inoltre il mercato dei mutui è rimasto sostanzialmente invariato, poiché la diminuzione complessiva da Gennaio e Settembre è stata del -2,33%. Le eccezioni di cui si è fatto cenno riguardano i mutui fino a 5 anni (+2,33%), il credito al consumo fino a 1 anno (+9,32%) e altri tipi di finanziamento oltre i 5 anni (+0,23%).
Paolo Longobardi, presidente di Unimpresa, ha commentato i risultati dello studio “Un anno di credit crunch” sottolineando che: “…in banca si sta inceppando l’ingranaggio principale per sostenere la ripresa dell’economia: da una parte non viene sostenuta la piccola liquidità dell’impresa, che corre il rischio così di non poter onorare i pagamenti coi fornitori e, soprattutto, di non pagare gli stipendi ai lavoratori; dall’altra non viene concesso denaro alle famiglie e così si bloccano i consumi”. Lo stesso Longobardi, in prospettiva futura, propone di rifarsi al modello degli Stati Uniti: “…dove hanno capito che il futuro non si gioca più sulla speculazione finanziaria, ma proprio sul credito e sul sostegno all’economia reale. Ecco perché la Federal Reserve ha chiesto il rinvio dell’applicazione di Basilea3, le norme sul rapporto banche-imprese che dovrebbero entrare in vigore a gennaio 2013: l’Unione europea deve riflettere perché questo non è il momento di stringere la regolamentazione sul credito ma, semmai, di allentarla”.
Da questi due studi appare evidente la stretta sul credito delle banche nei confronti di famiglie consumatrici e imprese, con la conseguenza diretta di bloccare l’economia reale e il rischio di accentuare il meccanismo recessivo già in atto.
Come auspicato da più parti le banche dovrebbero tornare a svolgere il ruolo di sostegno concreto a consumatori e PMI, asse portante del sistema produttivo italiano, anche in considerazione dei consistenti aiuti ricevuti dalla Bce con le operazioni di rifinanziamento a lungo termine (Ltro) attuate a Dicembre 2011 e a Marzo 2012. Del resto l’auspicio all’utilizzo dell’iniezione di liquidità ricevuta dalle banche a vantaggio di imprese e famiglie giunse già dal Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, durante il congresso Assiom Forex, tenutosi a Febbraio 2012 a Parma. Il numero uno di Bankitalia, per contrastare la stretta sul credito, propose di favorire i clienti meritevoli e solvibili attraverso un’attenta valutazione del merito di credito dei richiedenti di prestiti e mutui alle banche. I consensi alla proposta non tardarono ad arrivare, ma i risultati, perlomeno stando alle recenti statistiche, non sembrano essere andati di pari passo.
Fonti dati: www.cgiamestre.com / www.unimpresa.it
Data articolo: 21/11/2012