In Italia i tassi di interesse applicati su prestiti per il credito al consumo risultano essere più cari di oltre 2 punti percentuali rispetto alla media della Zona Euro, essendo tornati vicino al 10%. L’affermazione, preoccupante per i consumatori che devono fare i conti anche con la stretta sul credito attuata da banche e finanziarie, arriva dal Vice Direttore Generale della Banca d’Italia, Salvatore Rossi, intervenuto durante il convegno “Credito al credito” organizzato da ABI e Assofin, programmato a Roma dal 27 al 29 Novembre 2012.
Rossi ha analizzato l’evoluzione del mercato del credito alle famiglie italiane, sottolineando come, dopo un periodo di forte espansione, attualmente i prestiti in essere si stiano riducendo e le erogazioni stiano diventando sempre più contenute. La riduzione del credito è andata di pari passo con l’erosione del reddito delle famiglie, che hanno preferito rimandare o ridurre le spese per l’acquisto di abitazioni e beni durevoli, con la conseguenza di una minor richiesta di finanziamenti bancari. Le banche stesse, messe in difficoltà dalla crisi del debito sovrano, che ha ridotto la raccolta all’ingrosso di fondi aumentandone il costo, hanno contenuto le offerte di credito, attuando una selezione nella scelta dei clienti che richiedono prestiti e mutui per minimizzare il rischio insolvenza.
La disamina del Vice Direttore Generale di Bankitalia è partita dal 2000, anno in cui il mercato del credito in Italia era molto ridotto se confrontato con quello di altri Paesi europei, visto che i debiti finanziari delle famiglie corrispondevano a un terzo del reddito annuale disponibile, contro una proporzione superiore alla metà in Francia e addirittura a più del 100% in Germania. Successivamente l’espansione del mercato italiano è stata tale da avvicinarlo a quello tedesco, favorito dalla consistente riduzione dei tassi di interesse, dopo l’ingresso dell’Italia nell’Eurozona e, in un secondo tempo, dall’aumento della concorrenza fra gli intermediatori del credito, a seguito della deregolamentazione del mercato e dell’ingresso in Italia di banche estere. Anche l’erogazione di mutui ha avuto una forte espansione nel primo decennio degli anni duemila, con i prezzi degli immobili che tra il 2000 e il 2007 sono cresciuti in media del 7% annuo.
Negli stessi anni i prestiti alle famiglie italiane hanno avuto un’espansione notevole, al tasso medio annuo vicino al 14%.
L’analisi proposta da Salvatore Rossi ha poi preso in considerazione l’avvento della crisi economica e finanziaria, a partire da fine 2007-inizio 2008, che ha determinato una minor disponibilità di liquidità da parte delle banche e un maggior costo del denaro, con inevitabili riflessi anche sull’offerta di credito sia alle famiglie che alle imprese. Con il peggiorare della crisi, è diminuita anche la domanda di finanziamenti da parte di privati e aziende, con livelli crescenti di indebitamento che hanno finito per aumentare i rischi delle banche nell’erogare finanziamenti e la stretta sul credito conseguente e ancora in atto.
Negli anni tra il 2007 e il 2010 la crescita dei prestiti alle famiglie ha subito un notevole rallentamento, riguardante quasi esclusivamente i mutui accesi dalle famiglie a basso reddito, passando dal 14% circa annuo al 3%, mentre le famiglie indebitate si riducevano dal 24% al 21%.
I dati a disposizione di Bankitalia, relativi ai bilanci delle famiglie e riferiti al 2010, hanno messo in evidenza come il credito al consumo, tra il 2008 e il 2010, sia aumentato, con richieste provenienti soprattutto dalle famiglie con reddito più basso e da quelle che avevano visto una riduzione del reddito stesso, causata dalla crisi economica.
Stando all’analisi del Vice Direttore Generale della Banca d’Italia, proprio grazie al credito al consumo si sono limitati gli effetti negativi della crisi, ma si è avuta una crescita dei tassi di interesse applicati ai finanziamenti, già elevati considerata la natura di questa forma di credito, essendo maggiore il rischio di insolvenza per chi la eroga.
Allo stato attuale, i tassi relativi ai prestiti bancari risultano essere di oltre 2 punti percentuali più elevati rispetto alla media dell’Eurozona, essendo vicini al 10% di media. Secondo Rossi le principali cause di questo innalzamento sono da ricercarsi nella: “…maggiore ricorrenza in Italia di arretrati di pagamento brevi, i quali incidono proporzionalmente di più sui costi di recupero del credito, fino alle generali inefficienze della giustizia civile, che si ripercuotono sui costi del contenzioso giudiziario”.
Con l’accentuarsi della crisi del debito sovrano negli Stati periferici europei, le banche di questi stessi Paesi sono state penalizzate dal calo di fiducia degli investitori internazionali, con la conseguenza di veder aumentare la percezione di rischiosità e quindi maggiori difficoltà nell’accesso al mercato interbancario e a quello della raccolta obbligazionaria. Solo l’intervento della BCE con due rifinanziamenti a lungo termine ha evitato il peggio.
Tutti questi fattori hanno portato a un notevole rallentamento dei prestiti alle famiglie italiane, con una dinamica dei finanziamenti che, nel terzo trimestre del 2012, è andata in territorio negativo, poiché il totale dei prestiti è diminuito del -1% rispetto allo stesso periodo del 2011. Il calo ha riguardato soprattutto i mutui, ma anche il credito al consumo ne ha risentito.
Salvatore Rossi ha sottolineato anche come la vulnerabilità media delle famiglie italiane non sia aumentata sostanzialmente dal 2009 ad oggi. Questo grazie a diversi fattori, quali la maggior attenzione posta dalle banche nella scelta dei clienti, l’applicazione di tassi di interesse bassi e la moratoria sui mutui derivata da un accordo tra l’ABI e le Associazioni dei consumatori, attuata dal Febbraio 2010.
Il Vice Direttore Generale di Bankitalia ha concluso il proprio intervento al convegno “Credito al credito” di ABI-Assofin con una previsione per il futuro e una sfida rivolta agli operatori finanziari. La previsione riguarda il mercato del credito alle famiglie: prestiti e finanziamenti, sia dal lato della domanda che da quello dell’offerta, torneranno ad espandersi non appena l’economia generale migliorerà. La sfida ha a che fare con il consolidamento della stabilità degli intermediari finanziari e con l’aumento della loro efficienza, in modo da dare un contributo importante perché prodotto e redditi tornino a crescere in Italia.
Fonte dati: www.bancaditalia.it
Data articolo: 29/11/2012